La fibrosi può essere scatenata da molti eventi come la chirurgia, il trauma, la malattia, ma a prescindere dalla causa, è caratterizzata dall’accumulo di masse di tessuto cicatriziale impregnato di collagene che possono danneggiare permanentemente gli organi compromessi.
Nonostante la presenza comune e le gravi conseguenze sulla salute, mancano trattamenti efficaci. Per rispondere a questa esigenza, i ricercatori della Thomas Jefferson University hanno progettato una terapia basata sugli anticorpi che impedisce alle molecole di collagene di aggregarsi insieme e di formare fibrille, i blocchi costitutivi del tessuto fibrotico. Il loro studio più recente, pubblicato sulla rivista Monoclonal Antibodies in Immunodiagnosis and Immunotherapy, rivela l’ampia efficacia dell’anticorpo in più modelli sperimentali e conferma che mira alla formazione di nuove fibrille negli organi malati, senza perturbare strutture di collagene esistenti nei tessuti sani. In altre parole, i loro dati forniscono una forte prova preliminare che questo anticorpo può bloccare la formazione di tessuto cicatriziale anormale lasciando intatto il normale tessuto connettivo. Al contrario, l’anticorpo prende di mira le molecole di collagene dopo che sono state prodotte dalla cellula; legandosi e bloccando i telopeptidi ostacola la formazione di nuove fibrille senza ostacolare altre funzioni.
I telopeptidi sono piccole regioni su molecole di collagene che si collegano alle molecole vicine per creare fibrille. Quando i ricercatori hanno iniettato l’anticorpo direttamente in gruppi di tessuto cicatriziale chiamati cheloidi, la formazione di fibrille di collagene è stata ridotta. La somministrazione endovenosa dell’anticorpo ha anche diminuito le fibrille di collagene nei modelli di fibrosi polmonare. I ricercatori hanno controllato la presenza di anticorpi in altri organi come reni, fegato, cuore e milza e non sono stati in grado di rilevare alcun anticorpo fuori bersaglio. Ciò suggerisce che l’anticorpo bloccasse solo la formazione di nuovo tessuto cicatriziale invece di disturbare le tasche esistenti di collagenvee o tessuto connettivo. I prossimi passi saranno fare ulteriori test e infine sviluppare la terapia per l’uso nell’uomo. Il Dr. Fertala e il suo team hanno ricevuto un brevetto per questa sequenza anticorpale ad ottobre e stanno attualmente cercando un partner commerciale per testare la loro terapia basata sugli anticorpi in prove pre-cliniche e trials clinici più ampi.
In collaborazione con i medici ortopedici di Jefferson, il Dr. Fertala ha costituito il Consorzio Scientifico per la Ricerca Artrofibrotica (SCAR), una nuova organizzazione che ha l’obiettivo di avviare collaborazioni e programmi di ricerca che porteranno a nuovi trattamenti per pazienti ortopedici affetti da fibrosi. “Il nostro approccio terapeutico sperimentale è estremamente innovativo”, afferma il Dr. Andrzej Fertala, PhD, professore nel dipartimento di Chirurgia Ortopedica presso la Thomas Jefferson University. “Molti altri approcci influenzano i processi intracellulari (trasduzione) che controllano la produzione di collagene, ma questi processi svolgono anche un ruolo in altre funzioni cellulari. Bloccare questi processi è come un bombardamento a tappeto. Colpirai il tuo obiettivo previsto, ma creerai anche molti danni collaterali. Dimostrando la presenza di fibrille di collagene native e, allo stesso tempo, l’assenza del nostro anticorpo all’interno di organi sani, abbiamo prove molto convincenti che il nostro anticorpo non si lega alle molecole di collagene già incorporate all’interno di questi organi. Nelle fasi iniziali della sperimentazione di una terapia a base di anticorpi, la più grande preoccupazione è la possibilità di un effetto fuori bersaglio. Nel presente studio dimostriamo che questo non è un problema”.
- a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.
Pubblicazioni scientifiche
Fertala J et al. Monoclon Antib Immunodiagn Immunother. 2017 Oct; 36(5):199-207.
Zhang J et al., Fertala A, Freeman TA. Int Orthop. 2017 Jul; 41(7):1413-1422.
Rivlin M et al., Fertala A. Brain Behav. 2017 May 24; 7(7):e00659.