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Sclerosi multipla: il danno si fa a tavola? “La verità è salata”

La sclerosi multipla (SM) è una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario distrugge il rivestimento protettivo attorno ai neuroni chiamati mielina. Questa malattia neurologica colpisce circa 400.000 persone negli Stati Uniti e circa 2,5 milioni di adulti in tutto il mondo. In generale, le donne sono più a rischio di sviluppare la condizione rispetto agli uomini. Sebbene i ricercatori non sappiano ancora quali sono le cause della SM, è probabile che un’interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali sia la chiave. Ad esempio, i ricercatori hanno finora identificato 233 aplotipi che sono alla base della SM. Un aplotipo è un insieme di varianti genetiche che possono essere trovate sullo stesso cromosoma e che è ereditato da un genitore. Per quanto riguarda i fattori ambientali, gli studi hanno rilevato che l’insufficienza di vitamina D, il fumo, l’obesità e un’elevata assunzione di sale nella dieta sono correlati a un rischio più elevato di SM. Alcuni studi hanno ingrandito l’effetto di un’elevata assunzione di sale su un modello di SM e scoperto che esacerba l’infiammazione cerebrale, mentre altri hanno scoperto che aumenta il numero di cellule pro-infiammatorie. Tuttavia, fino ad ora, il meccanismo molecolare preciso dietro questo effetto che il sale ha sulla SM non era noto.

Una nuova ricerca trova un percorso molecolare che spiega come un ambiente ricco di sale potrebbe potenzialmente scatenare la malattia autoimmune. Tomokazu Sumida, ricercatore associato presso il laboratorio di Hafler presso la Yale School of Medicine di New Haven, CT, è il primo autore del nuovo lavoro. Nel loro studio, Sumida e colleghi hanno analizzato le cellule T regolatorie (Tregs) prelevate da persone con SM. Il ruolo principale di queste cellule è quello di controllare la risposta immunitaria regolando o sopprimendo altre cellule immunitarie. Anche le Treg “controllano la risposta immunitaria a sé e alle particelle estranee (antigeni) e aiutano a prevenire le malattie autoimmuni”. In queste cellule, Sumida e il team hanno trovato uno squilibrio tra un tipo di citochina proinfiammatoria chiamato IFN-gamma e un tipo di citochina anti-infiammatoria chiamata interleuchina 10 (IL-10). Come spiegano i ricercatori, gli scienziati hanno identificato questo squilibrio nelle persone con SM e “in un ambiente ad alto contenuto di sale”. I ricercatori hanno utilizzato il sequenziamento dell’RNA per analizzare ulteriormente i linfociti Treg e hanno scoperto che una proteina chiamata beta-catenina svolge un ruolo chiave sia nel mantenere funzionali i Treg che nella regolazione delle citochine pro e antinfiammatorie sopra menzionate.

Lo studio ha anche rivelato che la beta-catenina interagisce con un recettore proteico chiamato PTGER2 per innescare l’infiammazione indotta da un’elevata assunzione di sale. Gli autori concludono: “I nostri risultati suggeriscono che l’asse beta-catenina-PTGER2 funge da ponte tra fattori ambientali e malattia autoimmune modulando la funzione Treg e questo asse può essere coinvolto nella patogenesi della malattia autoimmune. La citochina infiammatoria IFN-gamma ma anche downregulation della citochina anti-infiammatoria IL-10 potrebbe contrassegnare Tregs disfunzionali nei pazienti con SM. Pertanto, sarebbe ideale per lavorare su entrambe le direzioni: prevenire IFN-gamma e migliorare IL-10, è sempre importante bilanciare insieme le braccia pro e antiinfiammatorie Poiché questo squilibrio è potenziato in ambiente salino elevato, le persone a rischio di sviluppare la SM dovrebbero prendere in considerazione la riduzione dell’elevata assunzione di sale. L’asse PTGER2-beta-catenina potrebbe essere di interesse ai ricercatori oncologici “perché queste due molecole sono fattori cancerogeni ben studiati, e sarebbe interessante vedere se anche un’alta assunzione di sale influisce su questo asse nel cancro. Nel frattempo, suggerirei di seguire una dieta sana a basso contenuto di sale, come immunologo e anche come cardiologo “.

  • a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica.

Pubblicazioni scientifiche

Sumida T et al. Hafler DA. Nature Immunol. 2018 Oct 29.

Sharif K et al. Autoimmun Rev. 2018 Nov;17(11):1069-1073.

Farez MF. J Neurol Neurosurg Psychiatry. 2016; 87(12):1276.

Hucke S, Wiendl H, Klotz L. Mult Scler. 2016 Feb; 22(2):133-39.

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Dott. Gianfrancesco Cormaci
Dott. Gianfrancesco Cormaci
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1998; specialista in Biochimica Clinica dal 2002; dottorato in Neurobiologia nel 2006; Ex-ricercatore, ha trascorso 5 anni negli USA (2004-2008) alle dipendenze dell' NIH/NIDA e poi della Johns Hopkins University. Guardia medica presso la casa di Cura Sant'Agata a Catania. Medico penitenziario presso CC.SR. Cavadonna (SR) Si occupa di Medicina Preventiva personalizzata e intolleranze alimentari. Detentore di un brevetto per la fabbricazione di sfarinati gluten-free a partire da regolare farina di grano. Responsabile della sezione R&D della CoFood s.r.l. per la ricerca e sviluppo di nuovi prodotti alimentari, inclusi quelli a fini medici speciali.

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